Riuscirà il governo Draghi a raggiungere, come giustamente molti auspicano, la fine della legislazione? È questa la domanda che da qualche giorno si pongono con sempre maggiore preoccupazione e insistenza i leader dei vari partiti. È vero, il premier che sta dimostrando di non essere soltanto " un tecnico " ( si pensi al suo recente incontro con Biden nel quale non ha esitato a porre con grande forza il punto d vista italiano e dell'Unione europea sulla necessità che nel conflitto Ucraino si riprendano i fili del negoziato ) può contare sull'appoggio dell'inquilino del Quirinale, al quale spetterebbe eventualmente di firmare il decreto di scioglimento delle Camere. Ma se la situazione dovesse continuare a sfilacciarsi qyesto potrebbe non bastare. A quel punto infatti sarebbe lo stesso Mattarella a ritenere inevitabile lo sbocco elettorale., restituendo la parola ai cittadini. I segnali di una sfllacciamento o, per usare le parole di Rino Formica all'epoca dei governi della Prima Repubblica, " di uno sfarinamento" della maggioranza ci sono tutti. I provvedimenti che l'esecutivo ha varato o sta per varare risentono di queste difficoltà. Sul catasto non è chiaro cosa alla fine succederà. Il disegno di legge sulla concorrenza è frutto di un compromesso continuo, come dimostra la vicenda delle concessioni balneari. Nello stesso modo non è chiaro cosa potrà succedere con la delega fiscale. Il fatto è che i partiti che sostengono l'attiale maggioranza esprimomo su ciascuno di essi punti di vista molto diversi. La ricerca di un accordo molto spesso quindi si traduce in compromessi che finiscono per ridurre i provvedimenti a " pennicelli caldi". Da tempo alcuni partiti che sostengono il governo, Lega e M5S in particolare, preferiscono smarcarsi criticando i provvedimenti approvati. Com'era prevedibile, anche se molti hanno preferito non accorgersene, l'avvicinarsi della scadenza naturale della legislatura ha esasperato e, ancora più esasperera', le tensioni all'interno della maggioranza. Ciò che oggi un po' li frena e che nel cuore dell'Europa sia in corso una guerra; andare al voto in questa situazione sarebbe da irresponsabili. In assenza però di quella comune assunzione di responsabilità a cui spesso ci richiama il Presidente della Repubblica lo sbocco delle elezioni anticipate potrebbe imporsi come l'unica è la più naturale delle soluzioni. A quel punto Draghi uscirà di scena come ha ribadito in tutti i modi possibili non avendo alcuna intenzione di farsi il suo partito. Alcuni tireranno un respiro di sollievo mentre io credo che l'Italia si privera' di una personalità importante che in questo mesi ha ridato credibilità al Paese. Non è chiaro con quale legge elettorale si voterà, se con il Rosatellum o con una nuova legge elettorale e se agli elettori verrà ridato il potere di scegliere chi dovrà rappresentarli che io considero fondamentale per restituire un po di credibilità alla politica.
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