La condanna della Comunita Internazionale contro la decisione di Putin di indire un referendum nelle Repubbliche del Donbass e nei territori che la Russia sta occupando militarmente non poteva essere piu chiara. Quello che il Capo del Cremlino vuole organizzare e' un referendum farsa come quello che avvenne in Crimea nel 2014 per annettere i territori occupati dai russi. Le Nazioni Unite considerano assolutamente legittimi e privo di qualsiasi effetto legale. In questa situazione è legittimo domandarsi cosa sarebbe potuto accadere un Ucraina e nel cuore dell'Europa se fossero prevalse le posizioni di coloro che in Italia si sono opposti alle sanzioni contro Putin e alla decisione di aiutare il popolo Ucraino a difendersi. La bandiera russa sventolarebbe a Kiev sui palazzi del governo ucraino e tutti noi saremmo meno sicuri. Il rischio è quello di una nuova escalation in un conflitto in cui hanno già perso la vita migliaia e migliaia di persone, tra cui moltissimi civili. È verosimile che annettendosi le regioni occupate, seppure in palese violazione del diritto internazionale, la Russia intenda creare i presupposti per considerare attacchi contro il proprio territorio le controffensive ucraine per riconquistare le zone in mano ai soldati di Mosca. Insomma una decisione che va esattamente nella direzione opposta rispetto alla necessità di porre fine alla guerra e di raggiungere un accordo di pace, prospettiva per la quale occorre invece lavorare. Nel suo discorso di ieri all' Onu, Mario Draghi ha ricordato il discorso che nel 1988 Michail Gorbačëv tenne nello Palazzo delle Nazioni Unite, sottolineando " come in un mondo globalizzato, la forza o la minaccia del suo utilizzo non potessero più funzionare come strumento di politica estera. “Affrontare i problemi globali – disse Gorbačëv - richiede un nuovo ‘volume’ e una nuova ‘qualità’ della cooperazione” da parte degli Stati". "La nostra reazione alla guerra in Ucraina- ha poi aggiunto Draghi- serve a riaffermare che la violenza gratuita non può avere spazio nel ventunesimo secolo. L’Italia auspica ci possa essere un futuro in cui la Russia torni al rispetto dei principi che scelse di sottoscrivere nel 1945. Un mondo diviso in blocchi, attraversato da rigide demarcazioni ideologiche e contrapposizioni militari non genera sviluppo, non risolve problemi."
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