E trascorso un anno esatto da quando Putin ha deciso di invadere l'Ucraina, aggressione condannata in questi giorni dalla Assemblea delle Nazioni Unite.La sua convinzione era che l'Occidente non sarebbe andato in soccorso del popolo ucraino e che la potenza militare russa avrebbe in breve tempo conquistato la Capitale e insediato un governo amico. Le cose non sono andate cosi per fortuna. La reazione degli ucraini e la decisione di Stati Uniti e Unione Europea di fornire armi a Zelensky e di imporre pesanti sanzioni a Putin hanno sconvolto i piani del Cremlino e reso meno scontato l'esito del conflitto. Questa guerra come tutte le guerre a un anno di distanza ci presenta un bilancio drammatico in termini di perdita di vite umane, bambini, donne e uomini e di distruzioni. Intere città sono state rase al suolo trasformandosi in una montagna di macerie. Sul piano geopolitico la guerra ci consegna un mondo ancora più sicuro e minacciato. E di questi giorni l'annuncio di Putin di fronte ai militari del suo Paese di abbandonare il Trattato Start che impegna le due maggiori potenze a ridurre la produzione di armi di distruzione di massa. Venne firmato nel 1991 da Bush senior e da Gorbaciov negli anni in cui il mondo sembrava indirizzato verso la distensione e la pace. La decisione di Putin di abbandonarlo dimostra che ci si sta muovendo nella direzione opposta come dimostrano anche le minacce di invasione della Moldavia. In questo primo ( e si spera ultimo) anniversario della guerra sia Putin che Zelensky hanno dichiarato di essere vicini alla vittoria finale. Sono tra coloro che si sono fatti la convinzione che nessuno dei due Paesi possa ottenere una vittoria militare. Fino a pochi giorni fa avevo avuto l'impressione che questa fosse anche la convinzione degli Stati Uniti e dell'Unione Europea, ma forse mi sbagliavo. Non è in discussione la decisione di fornire nuovi armamenti all'Ucraina; se questo non fosse avvenuto oggi non saremmo a discutere della possibilità di raggiungere la pace attraverso un compromesso. La bandiera russa sventolerebbe sul Palazzo del governo di Kiev. Ma oggi è di questa prospettiva ( e delle condizioni che vanno create per raggiungerla) che occorre discutere, scoraggiando chi si illude che sia possibile una vittoria finale. Zelensky continua a dichiararsi convinto che questa sia ottenibile ma è legittimo domandarsi se un tale atteggiamento, oltre ad apparire velleitario, non renda più difficile la possibilità di giungere ad un accordo che dovrà necessariamente essere il frutto di un compromesso che scontentera' entrambi; naturalmente un accordo accompagnate da solide garanzie, verificato e verificabile perché un eventuale negoziato non può trasformarsi in una mossa per prendere tempo per poi riprendere l'aggressione. Non dispongo degli elementi per valutare la proposta cinese che molti hanno bollato come filo russa. Secondi alcuni osservatori sostengono la Cina avrebbe tutto da guadagnare da una prosecuzione del conflitto. Distoglierebbe l'attenzione e l'impegno degli Stati Uniti in altre aree del mondo e costringerebbe la Russia a diventare fornitore di gas alla Cina a basso costo. E uno scenario verosimile che però rende ancora più attuale l'obbiettivo della ricerca di un accordo.
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