E’ un continuo proliferare di associazioni culturali e di aree politiche. Mi sembra un eufemismo o un nuovo modo per definire le correnti. Naturalmente l’obiettivo ufficiale sulla base del quale vengono costituite è quello di favorire il confronto interno tra posizioni culturali e politiche diverse che in un grande partito che si definisce democratico è naturale che esistano. Il confine tra area culturale e corrente organizzata e/o gruppo di potere è però molto labile. Temo quindi che ci si stia muovendo purtroppo in questa seconda direzione. La ragione è semplicissima. Il PD è nato sulla base di un codice etico, di un manifesto dei valori e di uno statuto. Sono atti fondativi per qualsiasi partito rispetto ai quali è difficile pensare all’organizzazione di aree culturali. Se non si condividono non si aderisce al partito. Posizioni politiche diverse, che hanno legittimità in un partito democratico, si dovrebbero quindi definire rispetto alla linea politica e alle proposte programmatiche del PD. Nel corso della campagna elettorale non mi pare che nessuno abbia contestato l’impianto politico programmatico di Veltroni il che significa che è difficile pensare che l’eventuale organizzazione di aree avvenga rispetto ai temi che sono stati affrontati o anche solo enunciati nel corso di essa. Di più: il PD deve essere capace di “mescolare le carte” rendendo possibile una sintesi nuova tra culture politiche diverse se non vuole essere una federazione tra gruppi e partiti di vecchia provenienza. Ma anche questa nuova sintesi deve maturare nel vivo di un confronto politico e culturale del quale per il momento non vi è traccia nel PD. E’ partita quasi a prescindere, questo sì, la corsa all’organizzazione di correnti, associazioni e gruppi. L’appello e l’impegno a dar vita ad un partito veramente nuovo, nel quale la stessa organizzazione di aree politiche e culturali diverse non diventa un fatto cristallizzato né tantomeno di potere e nel quale quindi, proprio per questo, la formazione di maggioranze e minoranze avviene sulla base di un confronto di posizioni e non sulla base di logiche di potere, inevitabile se la formazione di una corrente avviene a prescindere, rischia di cadere nel vuoto. Proprio per questo mi sarei aspettato che la decisione di dar vita a gruppi e aree organizzate venisse dopo e non prima una discussione di fondo sulla linea politica del PD sempre più urgente all’indomani della sconfitta elettorale e nel momento nel quale occorre definire caratteri, proposta programmatica ed alleanze del nuovo PD. Invece avviene il contrario. Si fanno aree e associazioni senza che queste abbiano alcun riferimento rispetto al modo di essere, alla politica e al programma del PD. E’ una scelta che non mi convince e che può essere foriera di sviluppi negativi, Di più: è una scelta che non solo non ci avvicina ma ci allontana dalla società. Penso che i nostri elettori non abbiano alcun interesse a conoscere in quale corrente o in quale area politica ci collochiamo ma siano invece interessati a conoscere in che modo il PD intende radicarsi nella società e dare risposte ai problemi delle persone. Del resto aveva già rappresentato un campanello d’allarme il modo con il quale sono state formate le liste, avvenuto sulla base di logiche che hanno penalizzato i territori a vantaggio dell’appartenenza a questa o a quell’area politica. Se questa è la prospettiva rischiamo di perdere un patrimonio di idee e di entusiasmo e di rendere asfittico questo partito dalle grandissime potenzialità e di costruire un partito diverso da quello per il quale tante persone sono disposte a spendersi.
Wilmer Ronzani
Biella, 20 Maggio 2008
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